LA PROMESSA DELL’UMANITÀ AI BAMBINI
L’umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa.
Questo è il monito con il quale termina il preambolo della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, approvata dall’Assemblea dell’ONU il 20 novembre 1959: mankind owes to he child the best il has to give.
Vent’anni dopo, viene proclamato l’anno internazionale dei diritti del bambino e l’ONU predispone un gruppo di lavoro al fine di raccogliere il consenso delle Nazioni Unite sui principi fondamentali che riguardano gli obblighi della famiglia, degli Stati, della società, della comunità internazionale nei confronti dell’infanzia.
Dopo anni di lavoro, nel cui progetto confluiscono approcci disomogenei – legati alla varietà di tradizioni, culture, religioni, stadi di sviluppo economico, sistemi legali e politici – il 20 Novembre 1989, vede finalmente la luce la Convenzione di New York sui diritti dei bambini, ratificata in Italia nel 1991, nella quale si valorizza il riconoscimento dell’identità e della dignità del bambino, in aderenza a una concezione del minore quale soggetto di diritti e protagonista delle scelte che lo riguardano.
Il mondo, dunque, ha dovuto attendere molti secoli e vedere alternarsi innumerevoli civiltà, prima che si sviluppasse l’attenzione verso la persona del minore.
Fin dai tempi antichi, si narrano vicende di violenza aventi come protagonisti bambini: nel Vangelo, si parla dell’uccisione di Erode di tutti i figli maschi che avessero meno di due anni; nella civiltà romana, il potere del pater familias implicava la possibilità di disporre dei figli, vendendoli o cedendoli in locazione; nel medioevo, i bambini all’età di sette anni erano costretti a lasciare l’ambito familiare per essere impiegati nelle attività riproduttive.
Solo in seguito ad alcuni avvenimenti epocali e trasformazioni culturali - che affondano le radici nella diffusione del pensiero illuminista e nella conseguente Rivoluzione Francese – comincia a delinearsi il concetto di infanzia, il quale è tuttavia relegato a un’idea di bambini intesi come soggetti deboli o inferiori, equiparati, secondo la cultura del tempo, alle donne e ai disagiati sociali e, pertanto, privati dei più elementari diritti e libertà.
Persino nell’ottocento, sebbene il germe della tutela dell’infanzia cominciasse a fiorire presso l’ambiente dottrinale e scientifico, lo sviluppo dell’industrializzazione non impedì lo sfruttamento del lavoro minorile.
Solo a partire dal novecento, la coscienza minorile si radica più profondamente nel patrimonio di valori della nostra civiltà: si sviluppa una sensibilità diversa e sul panorama internazionale si affaccia una visione più matura del minore e dei suoi diritti.
Tuttavia, a distanza, rispettivamente, di oltre sessant’anni dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo e di oltre trent’anni dalla Convenzione di New York, l’umanità è chiamata coscientemente a chiedersi se “abbia dato al minore il meglio di se stessa”.
Sembrerebbe, purtroppo, di no!
Abbandono, sfruttamento nel lavoro e nel sesso, coinvolgimento in conflitti armati, deprivazione economica e affettiva, mancanza d’istruzione: sono solo alcuni dei fenomeni riguardanti i minori, diffusi nella società contemporanea.
Oltre a questi orrori, se ne annoverano altri, più sottili, che si consumano tra le mura domestiche: maltrattamento, indifferenza da parte dei genitori rispetto ai bisogni evolutivi del figlio, coinvolgimento nelle conflittualità familiari.
Si potrebbero spendere fiumi di parole per raccontare il dramma che segna l’esistenza di molti bambini e adolescenti, in ogni parte del mondo.
Minori maltrattati, abusati, sfruttati, impiegati in lavori pericolosi e non adatti alla loro età; minori strumentalizzati dai genitori nelle loro battaglie familiari o utilizzati come ostaggio delle proprie rivalse personali.
Minori non rispettati dai mezzi di comunicazione ed esposti ai più aberranti pericoli informatici.
Minori indifesi, fragili, incompresi, soli.
Minori che si tolgono la vita perché vittime di bullismo o perché abbandonati alle tribolazioni delle loro crisi esistenziali.
La verità è che nella nostra società, investita da sviluppo economico e progresso tecnologico, esiste ancora scarsa considerazione verso la persona del minore e verso il riconoscimento dei suoi diritti.
La risposta a quell’interrogativo, allora, è desolante: l’umanità, registrando il suo fallimento più grande, non è rimasta fedele all’impegno assunto verso i fanciulli.
Finora, la promessa è stata tristemente disattesa: l’umanità non ha dato ai fanciulli il meglio di se stessa.
Avv. Armando Di Nardo
20 Novembre 2022 – Giornata internazionale dei diritti dei bambini